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I ldegarda di Bingen (1098-1179)
è una delle scrittrici medievali più famose: filosofa, scienziata,
poetessa e musicista, questa figlia della piccola nobiltà tedesca, cresciuta in un
monastero benedettino della regione del Reno ha lasciato importanti opere che toccano
tematiche teologiche e filosofiche, naturalistiche e mediche. Tre di esse, le più
imponenti e, oggi, le più famose, sono scritte nello stile delle rivelazioni
profetiche: si tratta del Liber Scivias(scritto
fra il 1147 e il 1151), del Liber vitae meritorum(1158-1163)
e del Liber divinorum operum (1163-1174).
Lopera naturalistica, tradizionalmente suddivisa in due libri, Physica (o Liber simplicis medicinae) e Liber causae et curae (o Liber compositae medicinae),
è in realtà nominata da Ildegarda nel prologo del Liber vitae meritorum con un unico
titolo, Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum, ed è stata composta negli
anni 1151-1158. A questo periodo risalgono anche gli altri scritti, fra i quali spiccano
le liriche di contenuto religioso (Symphonia
harmoniae revelationum caelestium). Ildegarda componeva anche le musiche per i suoi
poemi (esiste oggi una ricca discografia
ildegardiana), e scrisse un lavoro teatrale, lOrdo
virtutum.La Vita,
che riporta anche alcuni passi autobiografici, racconta che fin da piccola Ildegarda ebbe
lesperienza di involontarie visioni, accompagnate da dolorose infermità
fisiche; solo dopo che la materna autorevolezza della maestra delle monache, Giuditta di
Spanheim, la ebbe aiutata ad accettare tali esperienze queste vennero da lei riconosciute
come sorgente trans-personale di una conoscenza profetica
di cui essa si riconosceva portatrice per il bene dellumanità . Lossatura
portante di questo sapere era costituita dalla storia biblica della salvezza e dalla
lettura dei segni dei tempi, finalizzata ad una riforma della società
cristiana del suo tempo.
Quando il carattere profetico delle sue visioni venne riconosciuto dai due personaggi più eminenti della
Chiesa del suo tempo, Bernardo da Chiaravalle e il papa Eugenio III, Ildegarda aveva già
superato i quarantanni: ma è proprio da quel momento che ebbe inizio la sua
impressionante attività di scrittrice, di consigliera, di organizzatrice della vita
monastica, testimoniata, oltre che dalle opere, da un ampio epistolario. Si procurà un collaboratore,
Volmaro, che sarebbe rimasto con lei per moltissimi anni, coadiuvandola nella scrittura
delle sue opere. Staccatasi dal monastero di Disibodenberg con le monache di cui era
divenuta maestra, dette vita - dietro limpulso di una visione - alla fondazione di
Rupertsberg, che resse come badessa. Le sue liriche, la musica, il teatro, così come
alcuni scritti minori sono essenzialmente legate
allo svolgersi dellanno liturgico e agli usi della vita comunitaria, segnata anche
da eventi dolorosi: il distacco di una giovane monaca, Riccarda von Stade, che Ildegarda
aveva particolarmente amato; linterdetto che il suo monastero subì, per aver
sepolto nel proprio cimitero un giovane nobile scomunicato. Episodi come questi rivelano
lintreccio fra vita monastica e politiche nobiliari, mostrando che allepoca di
Ildegarda vivere in un monastero non equivaleva a ritirarsi dal mondo, ma significava
occupare un ruolo sociale ben determinato, importante, accessibile anche a una donna, che
poteva in esso ottenere cultura e potere.
Di questi Ildegarda si servì per proporre una visione della natura in cui gli elementi salienti della
cultura scientifica del suo tempo si accompagnano alla sua capacità di percepire e
mettere in parole la forza della creazione operante negli
esseri viventi. Nel complesso possiamo definire il suo pensiero cosmologico e
naturalistico come una sintesi originale del sapere tradizionale e di una conoscenza
intuitiva della realtà , animata dal senso della perfezione dellopera divina.
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